Mi piace cambiare e mi piace anche essere abitudinario. Nel mezzo c’è questa newsletter che è come me. Precisa, ma talvolta fuoritempo.
Accolgo i pareri di chi mi ha detto:
“due newsletter a settimana sono troppe”.
“Ma mandi la mail alle otto?!”
“Bello no?”
La leggi quando vuoi; ma come i giornali e il caffè, all’inizio della giornata una mail di un tizio sul film che ha visto non è male, può essere un buon inizio giornata.
Qualcuno risponderebbe di no e chi sono io per non ascoltarlo? Perciò questa settimana una newsletter, la sera, di martedì.
Avevo pensato di parlare della novità di spotify offerta, da qualche giorno, agli utenti premium; poi ho pensato di parlare dei titoli di coda dei film; guardandoli ho ri-pensato che, ancora una volta, il film stesso è un argomento sufficiente. Oltretutto è lapalissiano che gli algoritmi, ormai, ci conoscano più di noi stessi. Non lo dico per dire, lo dico sul serio: l’ho provato e lo provo sulla mia pelle. Parlare quindi di un film, transitivamente, vuol dire parlare di ciò di cui abbiamo, inconsciamente, voglia.
Ragionevolmente indifferente alle piattaforme di streaming video, capita anche al sottoscritto di imbattersi almeno una volta alla settimana su Netflix e simili. Proprio in queste occasioni mi rendo conto di quanto l’algoritmo mi conosca e riesca a tirar fuori desideri nascosti.
Così mi è apparso, nella schermata principale della piattaforma, dopo un solo scroll, Le vèlo de Ghislain Lambert, commedia francese del 2001.
Il look un po’ sfigato e retrò del trailer e il titolo mi hanno ispirato. Sono uno sportivo e sono pazzo dei documentari sportivi. Mi piacciono molto le commedie francesi, un pelo sfumate, poco patinate. Di lungometraggi sportivi di finzione ne ho visti pochi finora, per cui, senza indugiare troppo, ho iniziato l’avventura di Ghislain Lambert.
Un commedia francese sportiva. Lui, Ghislain, un personaggio grottesco, neutro (come lo definisce il barbiere - indovino in una scena del film), antieroe con tanto di nasone e aria snob francese.
SPINTO DALL’AMBIZIONE, MA FRENATO DALLA MANCANZA DI TALENTO, UN CICLISTA MEDIOCRE TRASCORRE DECENNI AD INSEGUIRE IL SUO SOGNO DI DIVENTARE UN CAMPIONE.
Questa è la trama offerta da Netflix. Figo. Sono stanco di subire racconti di gente super che riesce a fare quello che vuole, che riesce a realizzare anche i sogni più reconditi.
“La vita non è perfetta. Le vite nei film sono perfette.” Diceva il personaggio Bonanza in Radiofreccia di Ligabue.
Finalmente dunque un personaggio umano, uno sportivo, un fissato come me. Normale, neutro, che non eccelle. Mediocre, a seconda dei punti di vista.
Attenzione: non intendo svilire il significato educativo e stimolante della vittoria, soprattutto a livello sportivo. Ma non si può vincere tutti. Per vincere qualcuno deve perdere. E se siamo noi a perdere, che fa? Se non siamo i migliori, che fa? Dobbiamo ammalarci?
No, rispondo io, seccamente.
Forse si, risponderebbe Ghislain, il protagonista del film.
Assillato dal desiderio di diventare un ciclista professionista, è disposto a tutto, perfino a stremare il proprio fisico. Tutto pur di realizzare il sogno di essere il ciclista più forte di Francia.
Un film ricco di dettagli da ciclo - appassionati, ma soprattutto ricco di spunti semplici e per nulla pleonastici. Attuali.
I sogni aiutano a vivere meglio e la delusione per la loro mancata realizzazione è direttamente proporzionale alla grandezza del sogno. La distanza fra il sogno e la realtà è l’avventura interessante. Sognare non fa male, ma spesso distoglie dalla realtà. Realtà talvolta in grado, improvvisamente e inaspettatamente, di riuscire a premiare un sognatore deluso.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos'altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.1
Il sogno stesso, la voglia e la speranza di realizzarlo, ti hanno concesso un viaggio che altrimenti non avresti compiuto.
Sognare è bello, salvifico (alcune volte), ma di frequente la realtà riesce a sorprendere più di un sogno irrealizzato.
Questa lezione è assimilata dal cinema, tant’è che quest’arte si nutre della realtà per viaggiare e raccontare storie. Quanto riescono ad essere più vicine a noi, tanto più saranno in grado di rappresentarci.
Ghislain Lambert, magistralmente interpretato da Benoît Poelvoorde, il protagonista di Dio esiste e vive a Bruxelles, è un uomo comune con un sogno che agli occhi del mondo lo rende infantile, ma vivo, pulsante, speranzoso e pieno di vita.
Perché se è vero che un sogno arde, chi sogna è costantemente irradiato dal calore del sogno. Sente freddo solo quando viene sconfitto, o crede di esserlo.
Sognare è bello, ma vivere di più.
Questo brano e questo cantautore non hanno bisogno di presentazioni.
Poesia di Kostantinos Kavafis, Itaca.