“Possiamo salvare il pianeta prima di cena” è un saggio del 2019 dello scrittore statunitense Jonathan Safran Foer; i lettori più fervidi avranno sicuramente letto o sentito “Ogni cosa illuminata” romanzo del 2002 che ha conosciuto una trasposizione cinematografica nel 2005 e “Molto forte, incredibilmente vicino” debutto letterario e prima trasposizione cinematografica da un romanzo del talentuoso scrittore ebreo. Un successo.
Il succitato saggio del 2019 rappresenta, invece, una missione personale, un atto politico nero su bianco contro l’indifferenza della società attuale, tesa ad assecondare i dogmi del consumismo e ignorante della propria responsabilità nel cambiamento climatico.
Nel 2020 ho realizzato una piccola serie web (diffusa su facebook e poi caricata su YT) dal titolo “Rischio Calcolato” e proprio nella seconda puntata citavo un passo di quel libro.
https://www.facebook.com/watch/?v=1658313760986179
Unirete i punti fra poco, non temete.
“Possiamo salvare il pianeta prima di cena” è anche il primo compito del maestro elementare protagonista dell’ultimo film di Riccardo Milani interpretato, con una sontuosa naturalezza, da Antonio Albanese.
Maestro che volontariamente emigra dalla volgare e confusionaria Roma in un borgo spopolato dell’Abruzzo. Prima grande sferzata del regista allo status quo cinematografico italiano e alla scuola italiana.
Legittimo e condivisibile pensare che questo lungometraggio possa essere uno di quei film da salotto su canale cinque, copertina (ancora per poco) e tisana, ma così non è. O almeno non solo. Intendetemi: non ho nulla contro i film da divano. Beato chi riesce a goderseli, io purtroppo mi addormento al secondo minuto e per questo continuo a preferire la sala cinematografica con la sua ritualità.
“Un mondo a parte”, il titolo del film in questione, è un film dramedy, per dirla come gli americani, pieno zeppo di temi attuali trattati con intelligenza e con la giusta dose di leggerezza.
La restanza è uno dei temi portanti. Ecco che questo film riabilita una domanda, forse assopita: la settimana scorsa - in questa newsletter - mi chiedevo se fosse più coraggioso chi rimane o chi va via, chi abbandona la terra natia. Sembra fatto apposta. Riccardo Milani risponde col pensiero dell’antropologo calabrese Vito Teti, secondo il quale, partire e restare sono i due poli della storia dell’umanità.
L’invettiva di uno dei personaggi del film contro il maestro elementare rappresenta bene i borghi italiani (sono sicuro anche extranazionali), oramai vittime sacrificali delle mode turistiche usa e getta. Vivi vegeti e pieni nei periodi turistici, morenti per il resto dell’anno. Il maestro elementare diviene discente, ricordando uno dei film più belli sul rapporto professore alunni “Io speriamo che me la cavo”. Merita un rewatch e un episodio di questa newsletter. Appunti per le prossime settimane.
Ma l’assist che offre l’opera di Riccardo Milani è prezioso per mettere in chiaro un aspetto non sempre affrontato. In questa digressione specifico che, con il sostantivo film mi riferirò a tutte le opere audiovisive destinate al pubblico (serie e documentari o film di finzione).
Fare un film significa creare un prodotto artistico, realizzato raggiungendo un compromesso e centrando un obiettivo. Significa mettere insieme i gusti e le idee di quanti investono denaro e lavoro intellettuale su quell’opera. Significa realizzare un utile perché è un bene - artistico - immesso su un mercato economico.
Nella fase di scrittura, quella primordiale, è già opportuno avere una scaletta efficace, frutto di un compromesso fra chi partorisce l’idea del film; per esempio possono essere semplificati o cassati temi che potrebbero risultare fuorvianti o trattati in maniera superficiale.
Il compromesso, sacrosanto, va condiviso con i produttori, gli sponsor, gli attori (perché talvolta i talent, si chiamano così gli attori di un certo peso contrattuale, hanno la possibilità di dire la loro), il montaggio e infine la distribuzione.
In estrema sintesi il prodotto audiovisivo di cui siamo fruitori, è davvero frutto di un lavoro di squadra, potremmo definirlo frutto dell’albero del compromesso.
Cos’è un film? Un’idea ceduta a un compromesso.
Non mi riferisco al caso in cui la regia del film è affidata ad un regista acclamato o a uno sceneggiatore garante di un risultato a priori, risultato in grado di soddisfare i produttori e i distributori.
D’altra parte, quanti artisti hanno realizzato opere meravigliose commissionate? E l’opera commissionata sottostà per definizione al compromesso autore - committente.
Spesso, quando guardiamo un film e poi lo giudichiamo, non pensiamo al compromesso prodromico alla realizzazione. Tenere a mente questo ci farebbe essere lo stesso esigenti, ma con più cognizione di causa.
In soldoni, “Un mondo a parte” riesce a far sorridere la generazione dei cinquanta-sessantenni e a far pensare i non più giovanissimi (come me), i quali sentono addosso una responsabilità tanto come turisti quanto come cittadini. Sarebbe a dire la generazione degli anni novanta, generazione simbolo della divisione fra cervelli in fuga e cervelli in patria.
FOOD FOR PROFIT
Ho già detto quanto possa essere incredibile la complementarietà dei temi e dei soggetti?
Food For Profit è il primo documentario che mostra il filo che lega l’industria della carne, le lobby e il potere politico; a firma della giornalista Giulia Innocenzi e Pablo D’Ambrosi.
La stessa giornalista, in un’intervista, dichiara di essere stata ispirata - indovinate un po’ - da un libro di Jonathan Safran Foer “Se niente importa”. Bingo!
Purtroppo non è molto facile rintracciare questo doc sul territorio nazionale, ma vi segnalo un sito che raccoglie regione per regione le proiezioni.
https://mescalitofilm.com/distribuzione/food-for-profit/
In Puglia, in questa settimana, abbiamo ottime occasioni per vederlo, non sprechiamole.
Agnese è il nome della protagonista del film di Riccardo Milani, interpretata da Virginia Raffale. Agnese è un bellissimo brano di Ivan Graziani, abruzzese e citato nel film. C’è una sua canzone sui titoli di coda, molto carina. Non l’ho condivisa perché la ritengo in qualche modo uno spoiler. Anche musicalmente Un mondo a parte ha il suo sostrato.
Alla prossima,
Marco.
…proprio ieri il Rettore della Basilica dei SS. Medici di Bitonto mi ha invitato a gustare la bellezza del film su cui scrivi…e come l’educazione resti ancora l’unica ancora di salvataggio, in tale direzione…grazie‼️