Avete rivisto un film di Massimo Troisi o siete corsi a vedere Un altro ferragosto?
In Italia il pubblico sta premiando l’ultima pellicola di Paolo Virzì. Al secondo posto nei dieci film più visti della settimana.
Insomma se avete visto una di queste due pellicole sono contento perché vuol dire che la newsletter vi ha stimolato. Per cui, piccolo aiuto, condividetela con chi credete.
Mercì.
Questa settimana bisogna davvero che io proceda con calma, ci sono molte uscite interessanti e poi c’è stata la notte degli oscar. Glisso abilmente sulla trasmissione Rai che ha suscitato tante polemiche, ma non posso far a meno di condividere questa foto riassuntiva, firmata L’Espresso.
Contenti della vittoria di Opennheimer? Ho parlato di questo film in più newsletter, ve ne linko una e vado avanti.
A sto giro un contenuto fighissimo (credo) è firmato Netflix. Si chiama Ripley ed è una serie in otto puntate (in uscita ad inizio Aprile) su Tom Ripley, colui che viene incaricato di riportare a casa il playboy Dickie.
Tom Ripley fa parte della nostra coscienza. Quasi 70 anni dopo il suo debutto, se ne parla ancora. E le figure di oggi continuano a essere paragonate a lui.
Vi ricordate il Talento di Mr Ripley? Ne ho parlato in questa newsletter di Natale. Comincio a essere noioso? Non ho chiaramente alcuno spoiler sulla serie, al di fuori di quanto si trova su Youtube e mi pare molto interessante.
Protagonista di questa serie è Andrew Scott, adesso al cinema con All of Us Strangers. Andrew Scott è il bravo attore scozzese che interpretò il professor Moriarty in Sherlock e il prete di Fleabag. Ce lo ricordiamo tutti.
Parlavo di Estranei (questo è il titolo italiano del film All of Us Strangers) con il regista, inglese, del film che stiamo preparando e si diceva sorpreso dalla bravura dell’altro attore Paul Mescal. Il protagonista di un film molto popolare su Mubi, Aftersun. È nella mia wishlist da un po’, mi sa che questa settimana me lo guarderò. Una nuova coppia pronta a infrangere i cuori di tutti gli spettatori, a quanto pare.
Non fare coming out a quel punto mi sarebbe sembrata un’omissione. Diversi colleghi cercarono di dissuadermi, per il mio bene, visto che temevano conseguenze negative sulla mia carriera. In realtà, però, non ce ne sono state. Anzi, potrei dire che è successo esattamente il contrario.
L’affermazione è tratta da una bella intervista ad Andrew Scott su Vanity Fair, in cui rivela l’importanza dell’intimacy coordinator. È una figura che sta diventando sempre più importante sui set cinematografici. Probabilmente questo sta accadendo a seguito delle tante denunce. Vi ricordate il meetoo e il caso Weinstein? Bene.
Sui set cinematografici sono impegnate diverse persone, divise per i vari reparti, questo per far sì che niente sfugga al controllo e al tempo che passa e che non può passare senza lavorare, fruttare un risultato. Next step. Ogni minuto costa tanti soldi a un produttore. Per far sentire a proprio agio (per non perdere troppi soldi e uscirne puliti) è nata questa figura professionale, la intimacy coordinator, la quale coordina, appunto, le finte scene di sesso e garantisce che vengano girate con il rispetto degli attori e dei loro corpi. Giustissimo.
Avere sul set un intimacy coordinator è importantissimo, soprattutto per le attrici: molte colleghe mi hanno raccontato vicende piuttosto sgradevoli.
Neext!
Il 7 marzo è uscito in sala Drive Away Dolls, firmato da uno dei due fratelli Coen. Il più giovane e più interessante. Ethan, per l’esattezza. Con meno di novanta minuti di durata, Drive-Away Dolls di Ethan Coen, sceneggiato insieme alla moglie Tricia Cooke, è una commedia crime on the road, pulp e sbarazzina, ricca di passaggi sopra le righe e buffi cameo. Il gioco sta nel trovare la sala che lo distribuisce.
Buona fortuna!
C’mon Tigre è un collettivo internazionale di musicisti che mi ricordano tanti generi e tanti artisti, ma nessuno in particolare. Li ho ascoltati dal vivo settimana scorsa e sono stati impressionanti. Meritano un cuore su Spotify.
A martedì.